Biodinamica Craniosacrale

Biodinamica Craniosacrale – Il campo di relazione in una sessione

Illustrazione di Silva Masini

Ho conosciuto la Biodinamica Craniosacrale nel 2008 in modo del tutto casuale, dopo un incontro inaspettato con la mia amica storica Annalisa Martini, che non vedevo da più di dieci anni.
Annalisa ha fondato il Centro Na.Me a Firenze, ha edificato la formazione in Naturopatia e in Biodinamica Craniosacrale, è stata una straordinaria insegnante, e purtroppo ci ha lasciato qualche anno fa…
Ricordo molto bene quest’ incontro, io ero in un momento difficile con il mio lavoro di ricerca, alla ricerca di un’alternativa, e ne stavo fiutando e provando alcune, lei mi propose subito di provare con lei una sessione, senza dirmi altro.

Così la mia prima esperienza è stata da ricevente e all’interno di una relazione buona, sicura.
Ho un ricordo molto vivido di come mi sono sentita durante questo primo “contatto”.
Ero in contatto con un senso di “buono”, di “bene”, uno stare bene senza fare nulla, senza che mi preoccupassi di fare qualcosa per arrivare a stare bene, uno spazio  quieto e sicuro, di accoglienza incondizionata, gratuita, senza giudizio, un luogo amorevole e spazioso pieno di fiducia, uno spazio di risorsa.

E questo è quello che in Biodinamica viene chiamato lo spazio della salute e non del problema, e che esiste prima del problema. Nella tradizione buddista è lo “stato della bontà fondamentale”, uno spazio che c’è dentro di noi, sempre, che non abbiamo bisogno di creare ma di ricontattare.
E il contatto biodinamico permette, facilita la riconnessione con questo spazio, con questo campo.

Dice Rumi:
Là fuori, oltre a ciò che è giusto e a ciò che è sbagliato, esiste un campo immenso. Incontriamoci lì.

E’ così il campo della sessione…
E’ un campo grande che si realizza nello spazio della relazione, nel contatto tra operatore e cliente e… le forze della vita.
Questo è molto importante, perché è questo che da ampiezza e potenza al campo!

L’operatore di Biodinamica Craniosacrale pratica un ascolto neutro, nel senso di equanime, aperto, gentile, privo di giudizio, dell’altro, e con l’altro, di tutto ciò che si manifesta, e incontra la persona là dov’è e così com’è, ed è in contatto con questo grande campo, orientato in modo continuo alle risorse, che sono sempre presenti.
Così la sessione è un’esperienza di comunione piuttosto che un trattamento, di sintonizzazione, tra il cliente, l’operatore e il grande campo, dove il cliente è accolto nella sua interezza, nel suo aspetto fisico, psichico, emozionale e spirituale e dove tutto è permesso, possibile.

In questo campo, un’esperienza fondamentale, e anche un pilastro, un principio base della pratica biodinamica è quella della Quiete, che può essere vissuta a diversi livelli di profondità, da un rilassamento fisico, emotivo, fino a esperienze via via più profonde.
La Quiete che si sperimenta non dobbiamo però vederla come un fine, ma come una porta, un varco che conduce da un lato a un senso di sicurezza, di holding, che permette alla persona di sentire, di sentire come si sente, cosa è presente per lei in quel momento (comprese turbolenze, emozioni, dolori), dall’altro è un passaggio verso il contatto con la salute, che è movimento, un movimento nuovo, diverso, che all’inizio è un movimento interno e che poi si concretizza in un cambiamento di vario tipo nella nostra vita reale.
L’esperienza della quiete è alla base della nostra vitalità e della nostra creatività.

Per concludere, alla base dell’ascolto e dell’incontro di Biodinamica Craniosacrale, la presenza viva dell’operatore come persona è forse la cosa più importante. Non si tratta di imparare e mettere in pratica delle tecniche ma di incarnare alcuni presupposti come valori *.
E’un cammino interiore, percettivo, di consapevolezza e di sviluppo personale, di relazione con sé stessi, per arrivare a una relazione con l’altro così da permettergli di percepire la realtà del proprio esserci. E’una posizione etica, dove una visione di base dell’uomo come essere buono, positivo, ricco di risorse, creativo, ma con ferite e dolori di diversi gradi e gravità, che possono bloccare il suo processo di vita e di realizzazione, è sempre presente. E dove, quando si torna a percepire la propria presenza, la propria base di potenzialità, la natura del proprio essere, il proprio spazio e progetto di vita può tornare a esistere.
Nel corso della mia vita ho sempre dato importanza alla relazione con l’altro, ancora più importante nell’ambito della relazione d’aiuto, alla “qualità della relazione”, un incontro con il non-conosciuto, nostro e dell’altro, dove siamo insieme a incontrarci e sperimentare cosa possiamo fare, che non sappiamo ancora, con un’intenzione ma senza una direzione prestabilita. E in questo campo, “nella relazione”, scopriamo qualcosa che non sapevamo esistere prima. Ma questo è possibile all’interno di uno spazio che sentiamo sicuro, dove possiamo fermarci, stare, ritirarci, tornare a sentire di poter respirare, poterci aprire, esprimere, e poi uscire fuori, e scoprire che qualcosa in noi sta cambiando.

Riepilogando, ricontattare questo campo di vitalità, all’interno di noi, attraverso il contatto tra operatore e cliente, nella quiete della sessione, ci apre a una dimensione che trascende la nostra esistenza ordinaria, a prospettive nuove, a nuove consapevolezze e progetti. E andando e ritornando molte volte al contatto con questo campo, ci accorgiamo che cambiano veramente delle cose nella nostra vita.
La sessione biodinamica è un’esperienza, un’esperienza che può essere trasformativa a molti livelli.

* Alla Na.Me, nel corso della Formazione per operatori in Biodinamica Craniosacrale abbiamo dato una particolare attenzione alla formazione della figura dell’operatore, ad alcuni principi di base che poi sono trasversali a chiunque lavori nell’ambito delle relazioni d’aiuto, dedicando a questi principi un vero e proprio percorso, il percorso dell’Operatore Consapevole.

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